Invecchiamento, immigrazione, economia by Nicola Sartor

autore:Nicola, Sartor [Sartor, Nicola]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Sociologia, Economia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815145451
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00

3. Gli effetti economici dell’immigrazione

Le migrazioni, non appena assumono una rilevante consistenza, determinano invariabilmente in tutti i paesi l’insorgere di una serie di preoccupazioni. Esse variano dalle questioni sociali relative alla sicurezza e all’integrazione a quelle economiche connesse con il modello di sviluppo e con il mercato del lavoro. Tali preoccupazioni, inizialmente a carattere emotivo, stimolano rigorose analisi.

Date le remote origini e la lunga persistenza del fenomeno migratorio negli Stati Uniti d’America, è in questo paese che più si sono sviluppati gli studi. Alcune analisi sono state svolte anche in Europa, in particolare a partire dagli anni Novanta, in seguito alla caduta del muro di Berlino e al conseguente afflusso nei paesi occidentali di persone provenienti dall’Est.

La necessità di condurre specifici studi sugli effetti economici dell’immigrazione si pone nei limiti in cui la popolazione migrante presenta caratteristiche diverse rispetto a quella nazionale. Nel caso in cui la popolazione straniera avesse le stesse caratteristiche di quella nazionale, gli effetti economici non sarebbero difformi da quelli che sono stati analizzati nel primo paragrafo. In tal caso, peraltro assai improbabile, l’unica differenza rilevante sotto il profilo economico sarebbe rappresentata dal fatto che la popolazione che migra è costituita prevalentemente da persone in età lavorativa: ciò consentirebbe al paese ospitante di evitare i costi che inizialmente si associano a una espansione demografica, rappresentati dagli oneri di cura e di sostentamento che nei primi 15-20 anni di vita di un individuo eccedono i benefici.

L’analisi dell’immigrazione può essere separata, sul piano logico, a seconda che si tratti di immigrazione di sostituzione, che rimpiazza una forza lavoro in declino, o di immigrazione netta. In entrambi i casi, il metro di riferimento è costituito dagli effetti sul reddito pro capite e non su quello complessivo. Infatti, se un aumento della popolazione residente determina un incremento della produzione meno che proporzionale, l’effetto netto sul reddito pro capite è negativo. Tale effetto può essere valutato con riferimento al paese d’origine, all’immigrato o al paese di destinazione. La trattazione che segue si soffermerà sull’ultimo aspetto.

Sovente nella letteratura economica l’analisi del fenomeno migratorio viene collocata all’interno delle teorie del commercio internazionale. Il paradigma di riferimento è costituito dai modelli di convergenza del reddito tra i vari paesi. In una ipotetica situazione di libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali, il commercio estero, la migrazione del lavoro e i flussi finanziari internazionali porterebbero a un progressivo livellamento delle iniziali disparità nella dotazione dei fattori produttivi (lavoro e capitale) e nella loro remunerazione. Nelle formulazioni più semplici, gli schemi ignorano le differenze istituzionali o di contesto che, per data tecnica produttiva, possono rendere l’investimento più o meno produttivo nei diversi paesi. Gli studi che tengono conto di tali differenze sottolineano come i movimenti di capitale e le migrazioni della forza lavoro non siano equivalenti: attraverso la migrazione, i cittadini di paesi con scarsa qualità delle istituzioni possono accedere a condizioni di vita e di lavoro superiori a quelle del paese d’origine, anche se lo stesso fosse destinatario dei flussi internazionali di capitale.

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